“L’energia e la persistenza conquistano tutte le cose.” (Benjamin Franklin)
Che cosa ha reso straordinaria la riuscita dell’impresa di Ivana Di Martino?
Sono tanti gli elementi che possono rendere unica un’impresa sportiva. Quello che la rende straordinaria è come questi elementi, all’apparenza slegati tra di loro, si uniscono e si intreccino in un meccanismo perfetto. Run Everesting, l’ultima impresa di Ivana, ha saputo essere straordinaria perché ha fatto in modo che l’energia, la passione, la perseveranza, l’attenzione al dettaglio, la collaborazione, la visione d’insieme, la preparazione (sia fisica che mentale) e l’organizzazione si concentrassero in un nucleo di 10 persone pronte a supportarla durante la sua impresa.
Ecco allora, che a mente fredda, ho cercato di individuare i segreti che hanno permesso ad Ivana di portare a termine la sua sfida. E li ho individuati in questi 4 elementi, che ho deciso di spiegarti qui di seguito.
La motivazione e il suo inganno.
Ore 18 di mercoledì 11 Settembre. Il campanile di Cortina rintocca per sei volte. E’ il momento di partire. Ivana ha lo sguardo basso. Sorride, più per dovere che per piacere. E’ concentrata, lo si capisce. Le sue sinapsi rilasciano adrenalina. Il battito del cuore aumenta e il respiro si fa più intenso. Ivana appoggia prima un piede, poi l’altro sulla salita che la porterà ad affrontare il primo passo della sua impresa. Run Everesting è partita.
I primi chilometri sono carichi di voglia, lo si capisce dall’andatura che tiene. La pendenza media, per arrivare al Passo 3 Croci, è del 5% e lei corre tra i 5.15 e i 5.30 al chilometro. Questa voglia, tutta questa adrenalina scaricata sotto i suoi piedi, noi preferiamo chiamarla motivazione. E’ opinione comune che per raggiungere grandi traguardi bisogna disporre di una grande motivazione e tutti noi prendiamo ormai per assioma questa affermazione, senza neppure chiederci se questo sia vero.
Ore 14.30 di venerdì 13 Settembre. Sono quasi 48 ore che Ivana corre su salite sempre più impegnative. Dal confine Svizzero, per arrivare in cima al Passo della Forcola, mancano 26 km e circa 1.800 metri D+. Secondo te, la motivazione di Ivana sarà la stessa di mercoledì? La motivazione è un elemento molto forte, ma fluttuante. Dipende da diversi fattori e soprattutto si attiva dopo aver cominciato l’attività. Dopo parecchie ore di un’attività ripetitiva (come le prove di endurance), le emozioni che si manifestano sono decisamente contrastanti con quelli iniziali. Non più gioia, ma fatica. Non più voglia, ma dovere. Quindi, non è più la motivazione a spingerla, ma la perseveranza e la disciplina, intesa come abitudini eccellenti (quanto e quando mangiare e riposare, a che andatura correre, che strategia adottare durante le lunghe salite etc..), le hanno permesso di continuare nella sua incredibile impresa.
La gestione delle emozioni. W la Paura.
La mattina di giovedì, dopo 15 ore della partenza, Ivana si è trovata a dover affrontare due mostri sacri delle Dolomiti. Prima i 10 km del Passo Pordoi e poi i 6 km del Passo Sella. Oltre 1.500 metri di D+ e una pendenza media del 7%. Ivana è forte di testa, ma questa spesso può rivelarsi la principale alleata o il peggior nemico di un’atleta.
Se si pensa che la sola preparazione fisica, sia bastata a consentirle di portare a termine l’impresa, si è sulla strada sbagliata. Sono i meccanismi che stanno dietro i pensieri e alle emozioni, che l’hanno aiutata verso il suo obiettivo finale. La paura, per esempio, manifestatasi di fronte a queste due salite, monumento delle Dolomiti, avrebbe potuto mettere in discussione il traguardo finale dell’impresa stessa. La somma dei pensieri negativi, infatti, non fa altro che alimentare le emozioni negative, che finiscono per bloccare l’azione.
Ivana invece non si è fatta spaventare e ha deciso di vivere questa emozione, resistendo alla tentazione di reagire, di agitarsi. Non ha né commentato né giudicato le due salite. Ma le ha affrontate. E’ risalita alla fonte della paura, esponendosi a ciò che la intimoriva. E così, metro dopo metro, ha saputo affrontare questa paura poco alla volta, convincendosi addirittura di amare quei dislivelli.
Self Talk e Be Positive.
Venerdì mattina. Passo del Mortirolo. 11 km di salita partendo da Monno. Queste pendenze fanno tremare le gambe anche ai professionisti della bici. Io accompagno Ivana di corsa. Ogni tanto le sento sussurrare qualche parola, le chiedo se mi ha detto qualcosa, ma non mi risponde. I metri passano a fatica sotto i nostri piedi. A volte la pendenza tocca anche il 10-11% e il suono del nostro fiatone copre il rumore delle scarpe che spingono sul terreno. Continuiamo a salire. Ogni tanto, come fosse una nenia, Ivana parla, ma non lo fa con me. Improvvisamente, come destata dal suo stato di trans, mi guarda e mi dice: “Sto parlando a me stessa”.
Ciascuno di noi è più o meno consapevole di mettere in atto un “dialogo interno” con se stesso. Si tratta di una modalità riflessiva che può fortemente influenzare il modo in cui andremo ad agire ed è in grado di condizionare il successivo modo di comportarsi. Nell’impresa di Ivana, il Self Talk è stato un elemento chiave per la sua prestazione. Il fulcro del self talk sta nel focalizzarsi su pensieri positivi e sull’obiettivo finale, in modo che essi portino al comportamento desiderato.
Dopo che Ivana mi ha svelato il suo segreto, ho iniziato ad ascoltare, non più il nostro fiato farsi pesante lungo la salita, ma il suo dialogo con se stessa. La tecnica che utilizzava era ben chiara. Le sue erano affermazioni d’incoraggiamento, brevi istruzioni e frasi stimolanti, che ripeteva a se stessa al fine di sostituire eventuali pensieri negativi con stimoli positivi e rinforzanti. Nelle sue parole c’era la totale assenza della parola “NON”, tutto era finalizzato al “be positive”, ovvero, all’essere positiva.
Team work e condivisione totale.
Sono le 16.30 dell’11 Settembre, manca poco più di un’ora all’inizio dell’impresa. Tutti e 10 i componenti del team sono riuniti attorno ad una fontana del parcheggio che abbiamo battezzato come quartier generale pre-partenza. Il discorso che Fabio (Vedana) ci fa, è legato alla condivisione totale dell’obiettivo, al rispetto e all’educazione. Siamo tutti in circolo ad ascoltarlo.
In circolo. Un’organizzazione di successo, infatti, non ha bisogno di eroi, ha bisogno di compagni di squadra. Il risultato finale dell’impresa infatti dipende dall’empatia, dalla collaborazione e dalla fiducia creato dall’essere una squadra. Ad ascoltarlo. Il lavoro di squadra favorisce la comunicazione e il cosiddetto «ciclo del feedback». Infatti l’ascolto attivo tra i componenti del team riduce la possibilità di errori.
L’elemento fondamentale, che infine ci ha legati, è stata la responsabilità. Quando c’è una condivisione personale del progetto, come deve essere in una squadra, tutti sono più coinvolti e responsabilizzati reciprocamente: dal proprio impegno dipende non solo il proprio successo ma anche quello dei compagni. In questo caso, dell’impresa di Ivana.
Il resto è storia recente. Ivana ha completato la sua sfida, la sua straordinaria impresa, Run Everesting, alle 10.15 di sabato 14 settembre, 64 ore dopo averla iniziata. Ha corso per 130 chilometri, percorrendo 9000 metri di dislivello positivo. Ivana è riuscita a scalare il Suo Everest e Run Everesting è già leggenda.