Tutti noi possediamo dei ‘modelli mentali’.
Questo ventaglio di credenze, ci aiutano a navigare nel contesto in cui agiamo quotidianamente. Sin dall’infanzia infatti acquisiamo principi, regole, norme e credenze che, con il passare degli anni, plasmano il modello mentale che orienta e guida i nostri comportamenti e il modo in cui reagiamo alle situazioni che accadono attorno a noi.
Potremmo definire questi modelli mentali, fatto di credenze, regole e principi, il nostro Google Maps, un navigatore personale che ci aiuta a muoverci nel mondo in cui viviamo.
Il nostro cervello è per natura pigro e abitudinario
Per questo motivo, quando sperimentiamo qualcosa di simile già vissuto, in termini di emozioni o di situazioni, il cervello richiama quei ganci che sono semplicemente una serie di comportamenti che ha già vissuto, piuttosto che provare a ricercare nuove soluzioni. E questo meccanismo avviene sempre, consapevolmente o inconsapevolmente.
Questo processo comincia da quando siamo bambini e prosegue durante tutta la nostra vita. Quindi, per esempio, se un bambino crescerà con uno sguardo verso la curiosità, la libertà, la gratitudine, da adulto la sua mente sarà più propensa a credere di poter realizzare qualsiasi cosa e a decuplicare il suo potenziale. E così accadrà anche in negativo.
Programmati al cambiamento
La notizia positiva è che possiamo cambiare, eliminare e acquisire nuovi modelli mentali. Certo, questo richiede impegno e costanza. Bisogna allenarsi al cambiamento, perché le nostre credenze sono fatte di emozioni, pensieri, vissuto e sono scolpite nella nostra memoria e per essere disinnescate e riscritte, hanno bisogno di tempo e impegno.
Quindi, basta con le frasi fatte: ‘Sono fatto così’ o ‘E’ troppo tardi per cambiare’. La scienza lo ha dimostrato, cambiare è possibile.
In quanto tempo?
Per rispondere a questa domanda, ci viene in soccorso il chirurgo plastico Maxwell Maltz (autore del best-seller Psicocibernetica) il quale definì la durata di 21 giorni per creare un’abitudine. Se per 21 giorni infatti, ripetiamo una cosa nuova o una determinata azione, il nostro cervello si sintonizzerà sull’importanza di questa nuova abitudine. E se proseguiremo sulla stessa strada per altri 21 giorni, lo aiuteremo a modificare un pattern e a trasformare un comportamento. Lo stesso Maltz infatti, grazie a successivi studi condotti presso lo University College di Londra, scoprì che ci vogliono in media 66 giorni per trasformare un’azione in abitudine e mantenerla.
L’Effetto Pigmalione
Dimostrato scientificamente che è possibile farlo, smettiamola allora di nasconderci dietro l’alibi che non si può cambiare! Questa situazione in psicologia viene chiamata “Effetto Pigmalione” ed è un meccanismo di suggestione psicologica per il quale i risultati di una persona vengono influenzati dalle aspettative di chi gli sta intorno. In pratica, se una persona ci sta simpatica o antipatica, noteremo solo quei comportamenti che vanno a confermare la nostra impressione. E lo stesso vale nel giudicare una persona sul posto di lavoro, in un team sportivo o a scuola. L’effetto Pigmalione spiega dunque il fenomeno della cosiddetta “profezia che si auto-avvera”, nel quale le aspettative proprie e altrui finiscono per trasformarsi in realtà, dando vita a un circolo vizioso che durerà nel tempo.
Anziché concepirlo nella sua visione negativa, l’Effetto Pigmalione, possiamo sfruttarlo in positivo. Come? Per esempio apprezzando le persone a noi più care, incoraggiando i nostri atleti e dimostrando stima alle persone che lavorano con noi. In questo modo avremo la possibilità di modificare il contesto e l’ambiente in cui ci troviamo.
Da dove partire per sfruttarlo a tuo favore?
- Analizzando le aspettative, anche inconsce, che gli altri hanno su di te;
- Resistendo alla tentazione di uniformarti ad esse (si, perché stare dove ti hanno incasellato fin da bambino è anche comodo, ammettiamolo. Mentre alzarsi in piedi per dire “io sono diverso da come mi avete definito” fa un po’ paura. );
- Concependo te stesso come un individuo in continua trasformazione, non cristallizzato dalle opinioni altrui, positive o negative che siano.
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